L'odore dell'estate


Questa sera ho sentito l'odore dell'estate, chiaro nelle mie narici. Anzi, gli odori, a tratti definiti e a tratti indefinibili. 
Con la libera circolazione nel proprio terriorio regionale ho approfittato di una bella giornata di sole e temperature alte per andare a fare una gita pomeridiana al Lago di Viverone, luogo che negli ultimi anni utilizzo spesso come scappatoia, dove far finta per qualche ora di sentirmi in vacanza, dove cambiare lo sfondo, vedere acqua e verde.

È facile e veloce da raggiungere, 45 minuti di macchina da casa mia, un paio di volte mi ci sono fermato anche in campeggio, per vivere un po' più a fondo il temporaneo distacco dalla città e dalla quotidianità. 
Oggi ho fatto andata e ritorno in giornata, dopo il lavoro, ho caricato il lettino pieghevole e il necessario nello zaino, mi sentivo entusiasta per questa prima gita del dopo quarantena.
Ho rimesso i piedi nudi nell'erba e mi sono scattato un selfie. Mi sono visto con un volto gonfio e segni di stanchezza interiore, borse e occhiaie, occhi che per giorni hanno trasmesso tristezza e preoccupazione ma oggi ritornano a sorridere almeno un po'.

Ho consumato la prima cena fuori che non succedeva da fine febbraio, ho acquistato un panino e una bibita e mi sono accampato su una panchina guardando il lago. 
Ho scattato foto e selfie come un turista la prima volta in un luogo nuovo.

E ho sentito odori. 
Ho sentito l'odore dei pomeriggi in campagna, carico di sterco di vacche
Ho sentito l'odore del mio sudore sotto la maglietta di cotone.
Ho sentito l'odore della mia pelle esposta al sole nell'incavo del gomito.
Ho sentito l'odore di erba tagliata con quel leggero sentore di menta che si sente guidando di sera sulle strade provinciali in aperta campagna.
Quest'odore mi ha fatto venire in mente le sagre che sicuramente non ci saranno quest'estate. Mi mancheranno. 
E poi appena rientrato a Torino ho sentito l'odore dell'estate cittadina. Mi fa ricordare le sere d'estate sul balcone della casa in zona Crocetta, dove abitavo da bambino. Col cielo tra il porpora e il blu dell'imbrunire ed i pipistrelli che volavano sopra i giardini. Non riesco a definirlo, ma esiste nel mio bagaglio di odori familiari. Mi sento come Jean Baptiste Grenouille nel film "Profumo, storia di un assassino". Sono uno molto olfattivo, lego le mie sensazioni e i miei ricordi agli odori. 

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